Il gatto sul tetto che non scotta

Prosegue l’odissea del gatto sconosciuto che da giorni vive sul tetto del vicino. Nonostante l’intervento sollecito del sindaco e la scala posta in prossimità dell’impervia nuova dimora del piccolo felino, il micio grigio-nero resta tenacemente ancorato al suo nuovo territorio, sfidando le intemperie di questi giorni. Questa sera, con l’arrivo dei vigili del fuoco si pensava che la vicenda potesse avere un definitivo lieto fine. Invece il nostro quadrupede ha sfoggiato un inaspettato dinamismo che ha reso impossibile il salvataggio. E così, con una scala più lunga e con un po’ di cibo alla base della stessa, si spera che i croccantini possano vincere la paura della discesa.
Nel frattempo, tutt’intorno scompaiono le sagome dei vicini silenti e timidamente affacciati alle finestre. Come fantasmi dissolti nel nulla. Restiamo a fissare le tegole abitate dal nuovo inquilino. E mentre scendono le ombre della notte trascinando grossi nuvoloni, Vera, la vicina novantenne, ha l’incarico di monitorare l’evoluzione della faccenda.
Restiamo a ringraziare gli uomini in divisa, così sensibili e attenti; e poi il nostro sindaco, che ha personalmente seguito questo iniziale intervento. Rimane un miagolio lento tra la grondaia e il pino.
Così, in attesa della miracolosa discesa, non ci resta che sperare. Fiduciosi e preoccupati per la pioggia imminente.
Riuscirà il nostro micione a tornare finalmente a terra?

A Salussola, una serata magica.

E poi ci sono presentazioni speciali, dove vibrano gli sguardi e le parole, dove si crea un’intesa alchemica e tutto si tinge di magia.
Un grazie di cuore all’amministrazione comunale di Salussola, alla Biblioteca Civica per la splendida organizzazione e al pubblico così numeroso e attento che ha reso davvero unico questo evento.
Infine, non può mancare un ringraziamento particolare all’assessore e Maestro Matteo Forno che ha saputo accompagnare la poesia delle parole con le note del grande Fred Buscaglione.
Tra i tantissimi eventi cui ho partecipato, credo che questo mi resterà inciso nell’anima.

Grazie ai miei cari alunni Alessia Canella e Daniele Negri per la loro dolcissima presenza.

Il sabato di papà

Quando arrivava il sabato, papà si incupiva. Continuava ad andare in ditta e l’unico svago che si concedeva era comprare i dolcini e prendere un caffè a Biella, nello storico bar dove trovava qualche vecchio amico. Lo osservavo di nascosto quando, credendo di non esser visto, abbandonava il volto lasciando che i segni della sofferenza venissero a galla come relitti. Appena udiva i miei passi, si ricomponeva e sfoggiava il sorriso, come una ferita di sole tra i marosi. Allora mi avvicinavo a lui e lo abbracciavo, così, senza dire nulla. Parlavano gli occhi. “La mia cara, cara…”. Solo queste parole. Sapevo che il fine settimana, papà soffriva quasi sempre di mal di testa. La domenica mattina si concedeva un riposo lungo e alle dieci preparava il the per tutti noi. Nonna era già migrata dall’altra figlia: accadeva ogni dì di festa. E io mi chiedevo perché mai papà la domenica avesse sempre quell’emicrania. Dentro di me lo intuivo. Ora non è più un’intuizione. Tutti attendono trepidanti il weekend, ma è proprio in quel tempo di sospensione che la mancanza di chi è svanito oltre le nuvole si fa feroce. E allora, un’onda di nostalgia avvolge le pieghe interiori e si resta ad aspettare il lunedì, quando le incombenze quotidiane tornano a confondere le ombre. Come i lampioni di città fendono il buio, senza riuscire a dissiparlo.
Anna Raviglione

Dice che sei

Voce che sento risuonarmi dentro,
gelido il marmo che sfiora la pelle
sopra la foto fra mille fiammelle
tremava il bacio che davo al rientro.

“Mamma”: gridavo con la mano al centro,
poi ti parlavo, con tante storielle,
nella cornice le chiome più belle
splendono ancora se io mi concentro.

Resto la bimba che sempre t’aspetta,
ferma a scrutar quella tomba d’amore
perché la mente la morte rigetta.

Poi danza una farfalla con candore
e come allora ancora piroetta:
dice che sei, asciugando il dolore.

Anna Raviglione, 14 aprile 2024. [Foto dal web]

Fratellone

Ho aperto sguardi nuovi nel giardino
e inseguito orme che non ricordavo
lungo infiniti spazi e mai speravo
che il sogno s’avverasse qui vicino.

Tu avevi gli occhi puri d’un bambino
ed eri fratellone che imitavo,
scherzoso quanto lo era il nostro avo
che ci cantava “Love in Portofino”.

Mi chiedo quanto amore non fu detto
per gli anni che tra noi erano tanti,
ma quanto forte era l’abbraccio stretto.

E ammiro queste calle come alianti
che lanciò nonna dal nostro angoletto,
tornate a dirmi che non siam distanti.

Anna Raviglione, 4 aprile 2024.

Grazie a Donatella Rabiti per questa splendida recensione su “La rivista letteraria”

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Recensioni e novità del panorama letterario

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“LA RAGAZZA DEL ’99” di Anna Raviglione

Posted on : Marzo 25, 2024 By Donatella Rabiti

“LA RAGAZZA DEL ’99” di Anna Raviglione

Libri, recensioni, novità

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“Nel pomeriggio, i rami degli enormi castagni del boschetto disegnavano figure geometriche delicate contro il cielo di ottobre. Autentiche opere d’arte tracciate dalle braccia del bosco, mentre la musica dei passerotti in sottofondo riempiva i timpani di canti cristallini. Nell’aria fluttuavano le ali, facevano gli slalom sopra le foglie schizzate dall’oro del vicino inverno e si libravano in voli leggeri sopra le chiome di quei grandi amici vermigli.” Queste poche righe tratte da “La ragazza del ‘99” sono un esempio dello stile narrativo della scrittrice Anna Raviglione, che ha la capacità di raccontare e scrivere con una prosa che è al contempo razionale e lirica, sapendo costruire un discorso coerente e coeso per i continui riferimenti alle fonti storiche e bibliografiche che sono state esaminate, senza però tralasciare mai di delineare la bellezza della natura, la complessità dell’aspetto umano, l’imponderabile del caso in cui sono immerse le vicende descritte.
Una storia tutta al femminile quella che l’autrice traccia con delicatezza e maestria narrativa in questo suo ultimo lavoro, che presenta i caratteri sia del romanzo sia del saggio sociologico, unendo il meglio di entrambe le scritture. La ragazza del ‘99 è la nonna dell’autrice, all’anagrafe Pierina, ma soprannominata Angiolina e per tutti i nipoti “la nonna sprint”.
Sono tanti gli avvenimenti, gli incontri, le vicissitudini felici e tristi che entrano nella vita della protagonista. E’ una donna forte, libera e indipendente, nata nel 1899 in una vallata del biellese, ultima di dodici fratelli, che conosce fin da piccola in famiglia il significato più autentico di rispetto e parità di genere, vedendo l’aiuto domestico reciproco tra i suoi genitori. A questo proposito Raviglione mette in evidenza l’esistenza di un documento storico molto importante, il cosiddetto “patto della montagna”, firmato in una trattoria del comune di Selve Marconi, da delegati di industriali lanieri, da sindacalisti degli operai e da alcuni partigiani, in una mattina del gennaio del 1945 in piena occupazione nazifascista. Tale accordo, quando ancora non esisteva una legislazione sociale in tal senso, considerava la parità di salario tra uomini e donne un principio inderogabile.
Anche personaggi famosi come Fred Buscaglione, parente di nonna Angiolina, Ernest Hemingway, che aveva incontrato il suo ultimo grande amore in Italia, diventano i protagonisti dei racconti che hanno riempito l’infanzia della piccola Anna.
Quello che più colpisce in questa storia è l’idea di serenità, equilibrio interiore, amore per la vita che Angiolina ha sempre trasmesso a chi le è stato accanto, soprattutto ai nipoti, nonostante i dolori grandi che non l’hanno risparmiata negli affetti più importanti. La nipote Anna ha conservato i ricordi dei racconti orali, delle immagini e delle lettere che le ha regalato una nonna veramente super, e ora ne ha fatto dono a noi lettori attraverso questo libro. Leggendolo si ha sensazione di ascoltare il racconto direttamente dalla voce squillante e allegra di Angiolina.
Bellezza (con la maiuscola) come raggiungimento della piena realizzazione del proprio essere, del proprio io, attraverso una relazione costruttiva, fatta di amore e rispetto, con il mondo e i propri simili. E’ questa la parola che potrebbe permeare, a mio parere, tutta la narrazione dell’esistenza di questa donna straordinaria, nonna Angiolina.

Donatella Rabiti News Reporter

Docente di Lettere a Forlì, ha pubblicato articoli e racconti su riviste online. Alcuni suoi testi, in prosa e in versi, sono stati segnalati in concorso letterari nazionali e pubblicati in antologie cartacee. Nel 2022 ha pubblicato il romanzo “La tentazione della scrittura. Memorie dall’Appennino”, Calamaro Edizioni, finalista al Premio Nabokov 2023. Da febbraio 2024 collabora con Il Giornale Letterario del Premio Nabokov

“NONGLEM” di Talatou Clementine Pacmogda (Europa).

Il nipote cerca casa

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Verde chiaro

Poi ecco il verde chiaro all’improvviso
si fece luce dopo il rombo nero
e infuse linfa sul sentiero austero
lasciando che sbocciasse il fiordaliso.

La primavera la speranza ha arriso
e nel dolore che par ancor più altero
fiorisce anche lo scheletro del pero
così che l’erba esplode in un sorriso

Non dirmi che è fuggita la speranza
perché è tornata pure la farfalla
a dirci che la vita ancora balla.

Volteggia gaia nella dolce danza
e nel grigiore uno spiraglio installa
lasciando che l’amore torni a galla.

Anna Raviglione, 18.03.24
https://voloinfinito.wordpress.com

Sinestesie

Respiro il blu e l’azzurro
dentro cieli di narciso
e tra fruscii violacei
odo carezze sul mio stelo.

Sono pianta di ginestra
fallace fragile fluttuante
nella stagione ruvida
tra la via del sale e il miele.

E come miracolo scorgo
sussurri di piume e vento
poi ali fulminee dal vetro.

Sorridono allora gli assenti
che assenti non sono
e danzano balli di luce
su dolci albumi di note.

S’è frantumato il guscio
in cocci di notte nera
e s’è dischiusa la vita: eternità.

Anna Raviglione, 14 marzo 2024

Una cosa la so

Ero zaffiro dentro il cielo di ieri,
nessun’ombra a tingere il mare
sciacquìo morbido di pensieri,
solo calma nel turbinìo immane.

Ora soltanto tra raffiche nude,
son volo ostinato nel plumbeo lento
seguendo rotte che maya esclude,
resto scheggia nella voce del vento.

Ma una cosa la so
e fortemente la sento:
non cadrò mai nell’inganno del tempo.

Anna Raviglione, 12 marzo 2024
https://voloinfinito.wordpress.com